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Scuole aperte e spazi sicuri: investire nei giovani oltre i divieti digitali
Scuole aperte e spazi sicuri: investire nei giovani oltre i divieti digitali
di Francesca Borgonovi *
Scuole aperte e spazi sicuri

I governi e le autorità educative di tutto il mondo stanno investendo sempre più in infrastrutture e strumenti digitali, inclusi sistemi di Intelligenza Artificiale. Questo avviene mentre si è registrato un deterioramento della salute psico-fisica dei giovani, che è peggiorata durante la pandemia ma che ha radici più profonde. 

L'aumento dell'uso delle tecnologie digitali e del malessere di molti giovani hanno scatenato accesi dibattiti sull'impatto che queste hanno sul benessere dei giovani. Il saggio dello psicologo Jonathan Haidt ‘La generazione ansiosa’ attribuisce all'uso degli smartphone e dei social media l'origine del malessere giovanile e un recente rapporto dell'UNESCO, così come l’ultima rilevazione dello studio PISA, sottolineano come l'uso eccessivo di smartphone sia correlato a risultati accademici insoddisfacenti e a malessere tra gli adolescenti. In questo frangente molti Paesi hanno deciso di vietare i telefoni cellulari nelle scuole ed insegnanti e genitori demonizzano il tempo che i ragazzi passano a giocare ai videogiochi. 

Credits: iStock.com/Stefanuyk

A mio avviso queste reazioni al crescente senso di solitudine e insoddisfazione di molti giovani – il vietare l’accesso ad apparecchi digitali – è miope, perché non tiene conto del fatto che per molti di loro gli strumenti digitali sono uno dei pochi mezzi di socializzazione con i loro coetanei. La tecnologia viene incolpata dell'isolamento dei giovani, quando troppo spesso offre l’unico spazio, seppur virtuale, per permettere loro di interagire. Data la progressiva desertificazione di spazi e opportunità fisiche dove i giovani possano incontrasi, vietare cellulari e tablet o demonizzare i videogiochi non serve se non si accompagna all’investire. Investire in spazi fisici in cui bambini e bambine, ragazzi e ragazze possano socializzare con i loro coetanei in sicurezza, possano giocare e praticare attività fisica, possano studiare e fare compiti insieme. 

Il rapporto ‘Scuole disuguali. Gli interventi del PNRR su mense, tempo pieno e palestre’ ha il grande merito di identificare con chiarezza questo problema e di fornire indicazioni prezione su quali siano le priorità di investimento. Il rapporto indica come le scuole potrebbero svolgere un ruolo importante come centri di aggregazione e combattere la povertà educativa ma al momento non possono. Perché le scuole non possono rimanere aperte e offrire opportunità di aggregazione e di apprendimento se manca la mensa, mancano spazi come le palestre e manca il personale per organizzare il tempo pieno. 

Credits: Francesco Alesi

Senza mense e senze palestre i ragazzi non posso mangiare insieme, fare attività fisica e praticare sport di gruppo. Una scuola che permette ai ragazzi di mangiare e fare attività fisica insieme avrebbe numerosi e tangibili effetti positivi. Permetterebbe loro di avere spazi di socializzazione e confronto e di sviluppare competenze quali il collaborare con gli altri, il comunicare efficacemente e il gestire i conflitti. Sarebbe un passo importante per ridurre il tasso di sovrappeso e obesità infantile che, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, in Italia è tra i peggiori d’ Europa. Se la scuola fornisse mensa e tempo pieno i ragazzi potrebbero fare i compiti con i loro compagni e con l’ aiuto di personale qualificato, quando e se tale supporto fosse necessario. Secondo le rilevazioni internazionali, l’Italia è uno dei Paesi in cui i ragazzi 15enni passano più tempo svolgendo compiti a casa, un sistema che, senza correttivi, tende a creare disparità  di apprendimento tra diverse classi sociali, tra chi ha genitori che hanno il tempo e le competenze per spronare, supportare e spiegare e chi non li ha.

Credits: Francesco Alesi

Quello che rende le mancanze evidenziate un’emergenza è che la carenza di servizi è più acuta proprio in quelle comunità ad alta incidenza di povertà e disagio sociale e dove tali servizi sarebbero quindi più necessari.

Il rapporto di Save the Children indica come esista una forte disomogeneità nella distribuzione degli interventi del PNRR per creare servizi mensa e palestre, distribuzione che riflette in modo marcato la capacità progettuale delle scuole interessate e non solo lo stato di necessità. Questo potrebbe ridurre l’efficacia degli interventi nel ridurre le disparità territoriali e tra scuole. Infine, il rapporto evidenzia l’importanza di pensare nel lungo termine e ai fondi che saranno necessari per far operare i nuovi servizi creati. 

In sintesi, il rapporto di Save the Children ha piantato il seme evidenziando come sia necessario investire nel far sì che i nostri giovani abbiano gli spazi e i tempi per crescere, imparare e prosperare insieme. Occorre ora investire in interventi di lungo termine per combattere la desertificazione degli spazi per i giovani e ridurre significativamente le disuguaglianze mettendo le scuole nella possibilità di essere luoghi di apprendimento e socializzazione.

 

Credits:
iStock.com/Stefanuyk
Francesco Alesi

Educazione