di Maria De Paola

Il congedo di paternità per i padri lavoratori dipendenti, istituito in via sperimentale per gli anni 2013-20151, è stata oggetto di diverse modifiche nel corso degli anni e la sua durata, dapprima fissata ad un solo giorno, è stata estesa in fasi successive a 2 giorni per gli anni 2016-2017, a 4 giorni nel 2018, a 5 giorni nel 2019, a 7 giorni nel 2020, per poi arrivare a 10 giorni nel 20212. Al padre lavoratore, nel periodo di fruizione del congedo di paternità, viene riconosciuta un’indennità pari al cento per cento della retribuzione. Grazie ai database dell’INPS siamo riusciti a calcolare il take-up rapportando il numero di padri lavoratori dipendenti che in un dato anno risultano aver utilizzato il congedo di paternità al numero di padri che in quell’anno ne avrebbero avuto diritto (calcolato in base alle domande di Assegno Unico Universale).

giovane padre con in braccio una neonata

Come si può notare dal Grafico 1, il take-up del congedo presenta un trend crescente passando da un valore del 19,23% nel 2013, ad uno del 48,53% nel 2018 e attestandosi al 57,60% nel 2021. Si nota che, se nel 2014 l’incremento rispetto al 2013 è stato di circa 5 punti percentuali e nel 2015 si ha un ulteriore aumento di 2 punti percentuali rispetto all’anno precedente, nel 2016, quando la durata del congedo viene incrementata a 2 giorni, la probabilità di ricorso al congedo cresce di 8 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Dal 2017 al 2019 si osservano ancora incrementi di circa 6 punti percentuali in ciascun anno rispetto a quello precedente. Nel 2020 e 2021, invece, nonostante gli interventi legislativi che hanno aumentato la durata del congedo prima a 7 e poi a 10 giorni, si osservano incrementi modesti.

Il take-up del congedo di paternità obbligatorio dal 2013 al 2021 in base al numero di giorni usufruiti
Grafico 1

Take-up congedo di paternità (valori %)

Al fine di analizzare la distribuzione geografica del take-up del congedo di paternità, i dati sulle richieste di congedo di paternità nel 2021 sono stati aggregati per provincia di residenza del padre e rapportati al numero di padri residenti nella provincia aventi diritto alla misura nell’anno. Come si può osservare dalla mappa presentata nel Grafico 2, esiste una certa eterogeneità nel take-up tra le province italiane. Le province in cui è presente un tasso di utilizzo del congedo più elevato (le zone più scure delle mappe) si trovano prevalentemente nel Nord Italia, mentre le province con un tasso di utilizzo più basso (le zone più chiare delle mappe) si trovano per lo più nelle province del Sud Italia come in quelle della Sicilia e della Calabria. Nel 2021, ad esempio, le province con valore di take-up più elevato sono state quella di Pordenone (80,71%), quella di Vicenza (78,72%), quella di Treviso (76,80%) e quella di Lecco (76,73%). Dalle nostre analisi risulta anche che, a parità di area di residenza, coloro che sono nati in una regione del centro nord hanno una maggiore probabilità di utilizzare il congedo, suggerendo che i fattori culturali possano giocare un ruolo rilevante nell’influenzare la scelta del padre di usare il congedo.

Il take-up del congedo di paternità obbligatorio dal 2013 al 2021 in base alla posizione geografica
Grafico 2

Distribuzione del take-up del congedo di paternità nel 2021 nelle province italiane (%)

Per comprendere quali motivi, oltre a quelli di natura culturale, spiegano l’ancora basso tasso di utilizzo del congedo di paternità nel nostro paese, abbiamo esaminato alcune associazioni tra caratteristiche individuali e lavorative e uso dello strumento.

Come mostrato nel Grafico 3, il take-up appare più elevato tra gli uomini di età compresa tra i 30-39 anni (con una variabilità che va dal 27.7% al 59,2% a seconda del periodo considerato) e tra quelli di età compresa tra i 40-49 anni (con valori che vanno da 29,5% negli anni 2013-2015 a 59,6% nel 2021). Il tasso di utilizzo della misura è, invece, particolarmente basso per i padri di età inferiore a 30 anni forse a causa della mancanza informazione tra i giovanissimi o della prevalenza tra questi ultimi di contratti di lavoro a tempo determinato che li rende più esposti a mancato rinnovo contrattuale. Ciò è confermato dal fatto che la fruizione del congedo sia maggiore tra i padri che hanno un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, ovvero caratterizzato da stabilità e maggiori garanzie, rispetto ai padri con un rapporto di lavoro a tempo determinato o stagionale che, come atteso, presentano un take-up più basso (Grafico 4).

Inoltre, i lavoratori occupati in imprese di piccole dimensioni hanno una minore probabilità di fruire del congedo: rispetto ai lavoratori occupati in imprese con meno di 16 addetti, i padri occupati in imprese più grandi fruisce del congedo con maggiore probabilità, con un effetto che va da circa +5 punti percentuali (occupati in imprese con 16-50 addetti) a circa +15 punti percentuali (occupati in imprese con più di 100 addetti). Ciò potrebbe dipendere dal fatto che il padre lavoratore dipendente percepisce i costi aziendali dovuti alla sua assenza come maggiori in un impianto aziendale di piccole dimensioni.

Tabella che descrive il take-up del congedo di paternità obbligatorio dal 2013 al 2021 in base all'età del padre
Grafico 3

Take-up congedo di paternità per fascia d’età del padre (%)

Tabella che descrive il take-up del congedo di paternità obbligatorio dal 2013 al 2021
Grafico 4

Take-up congedo di paternità per anno e tipo rapporto (%)

Si nota inoltre che il tasso di utilizzo del congedo di paternità è maggiore tra i neo-papà piuttosto che tra i padri con 2 o più figli. Questo dato è forse dovuto al fatto che solitamente si ripone sul primogenito un maggiore carico di aspettative ed emozioni che vanno ad affievolirsi con i figli successivi oppure perché in questo caso le mamme sono meno esperte e hanno maggiore bisogno di supporto. Osservando i dati per l’anno 2021, riportati nella Tabella 1, emerge come più del 59% dei padri fruisca del congedo in occasione della nascita del primo figlio a fronte di un take-up del 55,90% nel caso in cui si sia già padri di uno o di più figli.

Queste analisi mostrano che la parità di genere nell’utilizzo dei congedi legati alla nascita di un figlio è ancora lontana dall’essere raggiunta. Eppure, numerosi studi dimostrano come il congedo di paternità sia fondamentale nella creazione di legami padre-figlio stabili e duraturi, nel migliorare gli outcome di salute e sviluppo dei bambini e nel promuovere l’uguaglianza di genere sia a casa che nel luogo di lavoro.3

Tabella che descrive il take-up del congedo di paternità per numero di figli dal 2013 al 2021

1Articolo 4, comma 24, lettera a), della legge 28 giugno 2012, n. 92.

2Le leggi che hanno prorogato e modificato la misura sono le seguenti: legge n. 232 del 2016; legge n. 145 del 2018; legge 160 del 2019; legge 178 del 2020.

3Maria De Paola e Daniela Moro (2023), Papà a casa col bebè: quanto contano le norme sociali. Link qui